Infratel, OpenFiber e TIM: rete unica o l'Unica Rete?

By ldsandon, 1 July, 2020

In queste settimane spesso si sente parlare di rete in fibra ottica, TIM, OpenFiber, piano BUL e della necessità di una "rete unica" - ovviamente nelle mani di TIM. Cerchiamo di fare un po' di chiarezza, perché siamo entrati in un'era dove la politica e i media non sembrano avere (o non vogliono avere) una chiara idea delle tecnologie e delle sfide per il futuro dell'Italia  in gioco, e pertanto dell'impatto di certe decisioni.

E c'è una questione essenziale da chiarire: l'obbiettivo è di garantire ai cittadini Italiani un accesso moderno e veloce ad internet, o è quello di salvare un'azienda quasi in crisi - cioè TIM, a spese dei contribuenti? Sono due obbiettivi ben diversi.

Facciamo un passo indietro. Sino ad oggi, il mezzo principale di accesso ad internet da rete fissa, tranne che nelle città dove è stata posata una rete in fibra ottica fino alle abitazioni (FTTH), è stato quello di accedere tramite la vecchia rete telefonica in rame, prima con i "modem", poi con tecnologie via via più evolute come l'ADSL prima e la VDSL dopo. Queste hanno portato sì la fibra più vicina all'utente (con la VDSL detta anche FTTC, fino all'armadio ripartilinea), ma l'ultimo tratto è sempre sulla rete in rame telefonica. Rete che è completamente di proprietà e controllata da TIM. Gli altri operatori per raggiungere l'utente devono pagare l'affitto di questa rete a TIM. Questo ha sempre dato una innegabile "posizione dominante" a TIM, e questa rete, come "asset industriale", ha pertanto quindi un elevato valore.

Ma un giorno il Governo, grazie anche alla disponibilità di fondi europei stanziati all'uopo, decide di mettere in piedi un grande progetto per portare la "Banda Ultrarlarga" anche al di fuori delle principali città, dove l'investimento per una rete moderna e veloce è troppo alto rispetto ai ricavi attesi, e pertanto ritenuto non fattibile dalle società private. Viene quindi fatto un bando (progetto "BUL") per installare in queste aree, dette "aree bianche" (perché "bianche" sulle mappe di copertura) una rete con velocità minima di 100Mb/s (tranne le aree più difficili da raggiungere, dove è fissata a 30Mb/s).

A sorpresa, vince il bando OpenFiber con un progetto per portare la fibra ottica (FTTH) a tutti gli utenti che devono essere raggiunti a 100Mb/s, usando la tecnologia GPON che permette di raggiungere il Gigabit al secondo (e anche oltre). La proposta di TIM prevedeva solo una parte ridotta collegata direttamente il fibra, la maggior parte in VDSL2, tecnologia che permette di raggiungere la velocità di 200Mb/s nel migliore dei casi e solo a distanze di poche centinaia di metri dall'armadio, poi decresce rapidamente, al contrario della FTTH che permette di collegare utenti distanti anche 20Km sempre alla massima velocità. La VDSL inoltre soffre delle interferenze dei cavi contiguiRimediabile in buona parte attivando il "vectoring", e delle linee "derivate", cioè tronconi di cavi non utilizzati che riflettono il segnale e diminuiscono la banda, effetti inesistenti nelle connessioni in fibra. In upload la differenza è anche più notevole. Mentre le connessioni VDSL in Italia offrono una ventina di megabit, le connessioni in fibra arrivano a 300 (anche di più per le connessioni business).

Per TIM questo è un duplice problema. Da un lato Infratel con la sua rete (che è di proprietà dello Stato, e viene data in concessione ad OpenFiber per venti anni) è in grado di offrire un prodotto tecnologicamente superiore e con prestazioni di gran lunga migliori, dall'altro rende di colpo la preziosa rete in rame obsoleta e non più strategicamente importante, che ha come effetto anche quello di abbassarne, e a lungo termine, annullarne il valore. Per un'azienda che ha un debito elevato causato da una privatizzazione fatta a debito (appioppato alla società) e alle gestioni scellerate che sono seguite, può essere un problema mortale.

Ecco quindi da un lato TIM agire approfittando della sua posizione dominante, sia iniziando un progetto - "Cassiopea" - per attivare più VDSL possibile nelle stesse aree destinate ad essere coperte in fibra ottica per bloccare i lavori di OpenFiber, o comunque precederla per acquisire più clienti possibili (con contratti fino a 4 anni con penali elevate) prima che la nuova rete diventi operativa, sia promuovendo azioni legali e commerciali di disturbo, tutte pratiche sanzionate con una multa inflitta dall'Antitrust a inizio marzo.

Dall'altro lato utilizzando gli appoggi di cui TIM ancora gode presso certo ambienti politici, specialmente quelli favorevoli alle statalizzazzioni ma non solo, per costringere Infratel e OpenFiber a cedere la nuova rete a TIM stessa, con argomentazioni pretestuose quali ad esempio l'inutilità di "duplicare la rete" - non c'è alcuna duplicazione se Infratel installa una nuova rete in fibra moderna e la cui capacità può aumentare in futuro, mentre TIM continua ad appoggiarsi alla vecchia rete in rame obsolescente che ormai è spremuta ai limitiLa tecnologia G.fast permette di raggiungere velocità maggiori, ma su distanze molto brevi. In pratica la fibra deve raggiungere l'esterno dell'abitazione., e nononstante ciò raggiunge velocità massime da 5 a 10  volte inferiori, nel migliore dei casi.

Spendere bene i contributi europei e i soldi dei contribuenti italiani è importante. Però i problemi di una singola azienda privata - TIM - non possono diventare un problema degli utenti italiani. Ne abbiamo già uno molto grosso chiamato Alitalia, che divora miliardi senza una soluzione. Se TIM ha puntato sul rame ed ha perso, il problema è tutto e solo di TIM, dei suoi dirigenti, e dei suoi azionisti.

Non si può fermare uno dei più importanti progetti infrastrutturali italiani degli ultimi tempi per proteggere il valore di un asset TIM. Né si può nuovamente mettere nelle mani di un'azienda privata una rete costruita con le tasse del contribuente perché questa possa continuare ad abusare della sua posizione dominante grazie all'Unica Rete, a danno di quegli stessi utenti e contribuenti. Non si tratta solo di accedere a Facebook o Netflix più rapidamente - se vogliamo digitalizzare più rapidamente l'economia italiana, fatta anche di molte aziende medie e piccole fuori dai grandi centri urbani, non si possono aspettare i comodi di TIM.

Il governo e chi è favorevole ad una rete unica dovrebbero essere chiari: l'obbiettivo è quello di raggiungere il più rapidamente possibile il maggior numero di cittadini con una rete moderna adeguata alle sfide del futuro, o è quello di puntellare la traballante TIM, e salvaguardare con fondi pubblici il valore di azioni in mano a investitori privati - magari in cambio di qualche poltrona? Ripeto: sono due obbiettivi molto diversi, con effetti a lungo termine molto diversi. Anche l'eventuale problema occupazionale può essere gestito senza creare un danno all'intero paese.

È vero che TIM possiede anche gran parte delle dorsali nazionali che sono una infrastruttura critica, ma ci sono altre soluzioni per proteggerle senza danneggiare i cittadini e le aziende che vivono e producono fuori dai maggiori centri urbani condannandoli ad aspettare ancora anni per avere una rete moderna perché tutto passa nelle mani di un'azienda prigioniera della forma mentis del monopolista, e con troppi debiti per poter investire adeguatamente.